nivera - versante EST
nivera - versante EST

A “nivera” di Monte Rossimanno

 

La “nivera” è una fossa scavata nel terreno, ove, in inverno, veniva raccolta la neve.

Quella della foto è in parte franata ed ha un diametro di circa mt. 7.00 ed una profondità di ml. 6 e si trova sulla vetta del Monte Rossimanno, in territorio di San Pier Niceto (ME), a quota 1'150 s.l.m. – All’interno vi è cresciuto un grande albero che ne occupa l’intera area e di cui fuoriescono solo le cime.

Una volta scavata la fossa, le pareti venivano fortificate con muri in pietra a secco che fungevano da isolante termico e garantivano la stabilità delle pareti.

In prossimità della “nivera” si scorge quel che resta di una piccola dimora con muri in pietra a secco, che fungeva da ricovero per i lavoratori e da deposito provvisorio del ghiaccio tagliato.

La costruzione, per garantire un buon isolamento termico, è stata incassata nel terreno, lasciando libera solo la parete frontale da cui si aveva accesso.

Nel periodo invernale la neve veniva stipata nella fossa e ricoperta con foglie di felce, rami di ginestra e terreno vegetale, in modo da impedirne lo scioglimento e ripararla dalle piogge.

Nel periodo estivo il ghiaccio ammassato nella “nivera” veniva tagliato in blocchi e trasportato, con muli ed asini, nei paesi circostanti per essere utilizzato a seconda delle necessità.

Il trasporto avveniva di notte, per impedire che il ghiaccio si sciogliesse sotto il sole cocente. I blocchi di ghiaccio, durante il tragitto, per mantenere la temperatura bassa e non scongelarsi, venivano avvolti in pelli e lana pura riparata con foglie di felce.

Il viaggio, dalla cima del monte sino a destinazione, durava dalle 4 alle 6 ore, attraversando pericolosi sentieri di montagna, illuminati da fioche luci diffuse da lumi a petrolio, che costeggiavano valli e dirupi.

Giunti a destinazione, il ghiaccio veniva acquistato dalle famiglie più agiate, – il più delle volte - per alimentare la cosiddetta “ghiaccera” – l’attuale nostro frigorifero -.

Sulle cime di questo monte vi sono in tutto tre “nivere” di cui questa è la più grande.

Antichi manoscritti riportano fatti e accadimenti, riguardanti queste “nivere”, che risalgono al 1500.

In un antico testo viene riportato che il principe Federico di Montecateno, noto come principe Moncada, al quale appartenevano le Baronie delle Terre di Monforte e Sampiero (oggi rispettivamente Monforte San Giorgio e San Pier Niceto), aveva pattuito con i “gabelloti delle nivere” che, in cambio della gabbella, gli stessi dovevano fornire ghiaccio alla famiglia del principe, per cinque giorni a settimana per il periodo da maggio a settembre.

Le “nivere” furono attive anche in tempi relativamente moderni. Esse, persero la loro funzionalità e cessarono di essere utilizzate fra il 1950 - 1960, quando tutte le abitazioni furono dotate di energia elettrica e, con l’avvento degli elettrodomestici, tutto ciò non fu più necessario.